«Tu Figlio di Dio». (Mt 4,3)
È iniziato mercoledì scorso il tempo forte della Quaresima, quaranta e più giorni che ci possono aiutare a vivere da credenti, a scoprire e realizzare la novità che ci è stata donata nel giorno del Battesimo.
In questo tempo ci è chiesto di tornare all’essenziale: le chiese sono spoglie, le liturgie più sobrie, ogni venerdì ci è chiesto di astenerci dalle carni, dai cibi costosi ed elaborati, da ogni cosa superflua, in vista di una più generosa carità. Ma qual è l’essenziale? L’essenziale è uno solo, Dio. È il rapporto con lui che siamo chiamati a trovare, ritrovare, coltivare. Uniti a lui, dissetati alla sua sorgente, ritroveremo noi stessi, la nostra dignità di creature da lui volute e poste in questo mondo, da lui amate. Ritroveremo il nostro volto di figli perché tali siamo diventati in Gesù, suo Figlio.
Non basta una vita per scoprire Dio e noi stessi. Se ci avviciniamo al Signore, però, si apre una porta che ci fa accedere alla verità. Egli è certezza che non viene meno: «Tu sei il Figlio mio» ha detto a Gesù nel giorno del suo Battesimo e così anche a ciascun battezzato «l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). Stare accanto al Signore rinnova in noi questa certezza, questa fedeltà. Se invece viviamo il nostro tempo restando vicini al Diavolo, si fa strada in noi l’incertezza, il dubbio atroce di non sapere chi siamo, come ha tentato di fare con Gesù nel deserto: «Se tu sei Figlio di Dio» (Mt 4,3). Il Diavolo è un tremendo divisore, che insinua nel cuore il dubbio sulla bontà della nostra persona, sulla nostra dignità di figli amati di Dio e ci spinge a cercare la nostra forza nel potere, nel conflitto con la nostra fragilità, nella gloria, come ha fatto con Gesù.
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» ci dice il Padre, in ogni momento. Lui non dice alcun “se”, non mette in dubbio la nostra dignità. Diamo ascolto in questo tempo alla sua Parola, così da riconoscere chi siamo davvero. Sostiamo con lui, interroghiamolo con fede, chiediamogli di aiutarci ad entrare in queste parole e a scoprire in che modo ci chiama ad essere figli. Non lasciamoci afferrare il cuore dal dubbio che mette in discussione la nostra dignità e mette in evidenza solo la nostra fragilità e il nostro peccato. Lasciamoci trovare, in questo tempo, da colui che ci ha creati con polvere dal suolo, ci ama con amore di Padre e suggerisce al nostro cuore come realizzare il nostro progetto di vita.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea