Alzati, va’ e… non temere – Notizie dal Convegno Nazionale Vocazionale

Roma, 3-5 gennaio 2017

IMG_2755Il Convegno Nazionale per la Pastorale Vocazionale è stata un’esperienza davvero ricca di stimoli, provocazioni e molto altro che servirebbe almeno un intero foglio protocollo per poter raccontare e spiegare tutto. Ma, come ha esordito Papa Francesco nel suo discorso all’Udienza del 5 gennaio, anche noi diciamo che “è troppo presto per addormentarsi un’altra volta!”. Così, cercheremo di riassumere le tappe fondamentali di questa esperienza.

Siamo partiti da Padova, senza privarci di qualche divertente intoppo, martedì 3 gennaio alle ore 9.00 per arrivare alle 12.30 a Roma Termini.

Arrivati al luogo del Convegno, abbiamo potuto notare che eravamo circondate da clero! Preti, frati, suore di ogni genere e alcuni laici, molti dei quali erano seminaristi. Insomma, clero ovunque!!!

Il convegno si è aperto con la visione di un video, in cui si ammiravano dall’alto dei paesaggi di montagna. La voce narrante che accompagnava le immagini ha subito rivelato il messaggio: costruire insieme al Padre un paio d’ali, per volare in alto!

Immagine del 11-01-17 alle 22.25Spesso con la parola “vocazione” viene intesa solamente la vocazione alla vita consacrata, totalmente donata al Signore e alle nostre Comunità, mentre a noi è stato ricordato come la vocazione sia vivere per il Signore, con il Signore e nel Signore, lasciando pienamente agire la Misericordia di Dio e la Sua infinita creatività.

Confidando in essa, si può cogliere il frutto di una pastorale vocazionale diversificata, collaborativa e attiva che si realizza nell’orizzonte dell’alterità.

La vocazione è un cammino che ti porta alla scelta e alla realizzazione dei tuoi desideri, del tuo essere… felice e cristiano, è ricerca della propria felicità. È un termine che fa paura, ma da dove nasce questa paura? Dalla fatica? Dal futuro ignoto? Non ci si deve perdere d’animo!

Ognuno di noi può sentirsi rivolto e può fare pienamente suo l’incoraggiante slogan del convegno: “Alzati, va’ e non temere!”.

IMG_2753Con il risuonare di queste parole nella seconda giornata è stata offerta una seconda immagine da Don José Tolentino Mendoca al fine di cogliere l’essenza del ruolo di chi accompagna le intuizioni vocazionali: l’immagine del viandante. Un pellegrino però, che lascia mappe, bussole, GPS (e persino lo smartphone con google maps!) e ritorna all’esperienza concreta di esplorare, affidandosi senza paura di perdersi al viaggio e concedendosi la possibilità di riscoprire la bellezza dello stupirsi.

L’educatore vocazionale è dunque colui che ha il compito di offrire le proprie competenze per permettere al soggetto di indagare la realtà attorno a sé, accompagnando chi porta un’intuizione nel cuore, a svolgere il proprio viaggio.

Ma deve altresì evitare di essere una “guida precostituita” per luoghi che non ha neanche mai visitato e seguire con stupore la strada di chi sta accompagnando al discernimento. Le sue vesti sono quelle del compagno di strada che, come suggerisce l’etimologia della parola “compagno” (dal latino cum panis), si sazia dello stesso pane che è Gesù.

La vera gioia espressa dalla testimonianza della propria scelta di vita, può essere incoraggiamento ad intraprendere il cammino vocazionale, dove si convoglia l’inquietudine in un “perché” e in un “dove” vale la pena spendersi in perdita, gustando la vera gioia del donare.

L’invito di Papa Francesco è risuonato chiaro a chi è chiamato ad accompagnare: pregare sì per le vocazioni, ma con la porta aperta, pronti ad accogliere le intuizioni vocazionali, soprattutto quelle giovanili!

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È importante dare ascolto ai giovani. Ogni ragazzo/a ha bisogno e dev’essere ascoltato, deve avere l’opportunità di parlare con qualcuno. Il Papa aveva detto “Ascoltate i giovani, anche se è difficile perché stancano e ripetono le stesse cose. Ascoltateli perché anche due piccole parole possono essere d’aiuto per loro. E penseranno: che bello! Questo mi ha ascoltato davvero!! Come se non avesse avuto nient’altro da fare!”.

Erika & Silvia

 

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Leggi il discorso del Papa ai partecipanti al convegno promosso dall’ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni Cei.

copertina libro

Franco Michieli, La vocazione di perdersi. Piccolo saggio su come le vie trovano i viandanti, ed. Ediciclo, 2015

Franco Michieli è geografo, esploratore di montagne,guida e giornalista-scrittore. Ha imparato a muoversi sulla terra orientandosi senza tecnologie, come gli animali migratori.
Perdersi, o deviare rispetto a un percorso sperimentato, è la tecnica utilizzata dalla natura per evolversi. Anche in campo culturale molte novità e scoperte avvengono perché deviando da una tradizione ci si imbatte per caso in qualcosa di nuovo che si rivela interessante. Cristoforo Colombo ha trovato l’America mentre cercava l’Asia. Fin dalle sue prime traversate in montagna, Franco Michieli ha scoperto che accettare un mondo in cui ci si può perdere e dove si può finire su una strada imprevista e sconosciuta è un buon modo per rinnovarsi. Andare in natura è il modo più universale, a portata di mano, per distogliersi saltuariamente da troppe false sicurezze e vie prestabilite e mettere alla prova di persona il comportamento del mondo. In realtà, finché seguiamo itinerari preconfezionati o ben segnalati, non abbiamo modo di sapere cosa accadrebbe se la via la cercassimo leggendo la sola natura. Tutto cambia se teniamo la rotta interpretando le forme del territorio così come ci si presentano, osservando i movimenti apparenti del sole e della luna, decifrando il reticolo fluviale, navigando nella nebbia secondo la direzione del vento, e molto altro. Questo piccolo saggio non indaga solo come recuperare le capacità naturali di orientamento dei nostri antenati, ma anche la dimensione spirituale che nasce da questa straordinaria e dimenticata esperienza.
Il libro può offrire un’utile chiave di lettura per il tema della 54 Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

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