«Aumenta la nostra fede!» (Lc 17,5).
Può capitare di trovarsi dinanzi a situazioni che ci sembrano insuperabili, realtà che ci sembrano fuori dalla nostra portata: è ciò che mi raccontava in questi giorni un giovane che a fine ottobre sarà ordinato diacono e già fatica alla sera a prendere sonno! Si domanda se è all’altezza di tale compito, se riuscirà a viverlo sino in fondo. Di simili a questa situazione se ne presentano tante nella nostra vita: si sentono inadeguati, magari, due giovani che stanno per decidere la data del matrimonio, si sente inadeguato un genitore dinanzi al proprio figlio che non ne vuol sapere più nulla di fede… Queste e tante altre realtà, ci mostrano il nostro essere piccoli dinanzi alle urgenze del Vangelo.
Anche i Dodici hanno vissuto questa esperienza: è in questo contesto, infatti, che si inseriscono le parabole raccontate in questa domenica da Gesù. Il Maestro è stato chiaro con loro: nelle domeniche scorse lo abbiamo ascoltato dare delle indicazioni precise, radicali, circa il perdono, la povertà,… Ora, dinanzi a questi inviti, gli apostoli hanno avvertito la paura di non farcela e si sono sentiti non adatti a tale compito. Ecco qui il motivo della loro domanda e preghiera al Signore: «Aumenta la nostra fede!».
È una domanda chiara, di chi non ha preso la scorciatoia della fuga dinanzi ai problemi e nemmeno ha fatto affidamento solo sulle proprie forze. Essi chiedono la fede e nella tradizione ebraica questo termine ha dei significati ben precisi. La parola fede sta ad indicare non tanto delle nozioni, delle regole, bensì un rapporto di fiducia con Dio, simile a quella del bambino con il proprio genitore, un rapporto di abbandono fiducioso, l’aggrapparsi ad una presenza certa come una roccia. I Dodici si sono resi conto che per vivere gli impegni del Vangelo hanno bisogno di un rapporto così con il Signore, una relazione forte con lui, con quel Gesù che li aveva inviati.
Dall’atteggiamento degli apostoli, nasce per noi, talvolta ingarbugliati negli impegni della vita, un primo invito chiaro, la proposta di una strada percorribile. Essi sembrano dirci: nel momento in cui ti senti piccolo e inadeguato dinanzi agli impegni della vita, non lasciarti prendere dalla paura, non fuggire e nemmeno fare affidamento sulle tue sole forze: piuttosto fermati e chiedi al Signore Gesù che la fiducia verso di lui possa crescere, che aumenti la tua fede; entra in preghiera e affidati a lui, il Dio fedele.
Ma è poi la risposta di Gesù alla domanda degli apostoli che ha molto da dirci. Egli prende sul serio la loro richiesta e risponde raccontando due parabole che mostrano i frutti della fede e così ci incoraggia a credere, a vivere l’avventura di affidarci a Dio. Prendiamo la prima. La fede, dice, è come un granello di senapa. Chi ha visto questo tipo di semi sa che sono piccolissimi, minuscoli, come un granello di sabbia, quasi polvere: ebbene quel piccolo seme ha una forza enorme. Non è questione di quantità la fede. Se c’è questa fiducia ogni cosa diventa nuova, diversa: chi ha in sé tanta fede come quel piccolissimo seme è capace di affrontare gli impegni della vita, è capace di sradicare dei gelsi, piante dalle radici molto robuste, forti, assicura Gesù. Lo vediamo attorno a noi: persone magari coinvolte in situazioni difficili eppure capaci di andare avanti con serenità e pace, persone che vivono veri e propri miracoli. Sono miracoli le fedeltà gioiose di tanti sposi, preti e consacrati, i tanti gesti di perdono che vengono seminati nelle famiglie e in comunità, i tanti gesti di servizio gratuito compiuti o ricevuti, l’accoglienza regalata ai poveri e agli ammalati, le tante imprese della vita portate con umiltà affidandosi al Signore e alla sua mano provvidente, piccole cose che quando accadono smuovono dentro la persona che le riceve una forte vitalità, la voglia di vivere, di lavorare, di impegnarsi. Questi miracoli sono possibili anche a noi se insieme ai Dodici chiediamo con verità al Signore: «Aumenta la nostra fede!» e poi ci lasciamo coinvolgere nel cammino che ci propone.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea