“Dio non gode per la rovina dei viventi” (Sap 1,13).
Quando c’è un equivoco con qualcuno si sta molto male e si sprecano un sacco di energie in ragionamenti, prese di distanza, tristezze. Non sempre si ha la capacità di affrontare la situazione e di chiarirla. Un semplice confronto magari basterebbe a far scoppiare la bolla di sapone dei pregiudizi, delle chiacchiere ma la paura del conflitto o il poco interesse ci fa lasciare la questione aperta.
Mi sembra sia anche questo il passo che il Signore, invece, oggi cerca di compiere con noi. Egli conosce l’equivoco che talvolta vaga in modo sotterraneo tra di noi, dentro di noi, nelle nostre famiglie e comunità, e cioè che la fede non sia in fin dei conti una proposta che ci fa bene, una proposta di vita piena e realizzata ma una proposta di morte, di “intontimento” dell’anima e della vita che c’è dentro di noi. Quante volte emerge in noi l’immagine di un Dio poco affascinante, invadente, che pretende sacrifici, che non ci vuole contenti adesso? Quante volte il mondo degli adulti ci descrive Dio come un’illusione?
Ed ecco che oggi il Signore si propone come il Dio della vita: ci ricorda con forza che egli non ha creato la morte ma ha creato l’uomo per l’incorruttibilità; non gode per la nostra rovina ma fa il tifo per la nostra felicità. Egli è il Signore del vento e della bufera ma anche della morte e del male e con la sua Parola e i suoi gesti il Signore è capace di guarire una donna che perde sangue (vita!) da 12 anni e di ridare il respiro a una ragazzina di 12 anni. La sua mano, se la afferriamo, ci dona la vita, ci fa stare in piedi!
Il Signore poi, non viene a chiarire soltanto un equivoco tra noi e lui ma credo pure un equivoco tra noi e la Chiesa. Quante volte fraintendiamo la Chiesa come se fosse una gerarchia di potenti, persone che manovrano dall’alto. Quante volte la banalizziamo come se fosse un potere economico e politico (vedi tanti articoli dei giorni scorsi sul Ddl Zan). Ma la Chiesa è uno strumento per la vita: il Signore le chiede di essere la mano che stringe le mani di chi soffre per aiutarle a risollevarsi, il mantello di Gesù che porta energia e vita a chi lo tocca con vera fede. Certo, a volte si presenta con tante fragilità: non tutti i cristiani presentano un volto di Chiesa che porta alla vita. Alcuni la presentano come una realtà che schiaccia l’entusiasmo con giudizi, chiusure e rifiuti, affarismi, che toglie il respiro con l’eccesso di attività e impegni, a scapito delle relazioni e della carità verso gli altri. Dipende anche da noi rendere la Chiesa uno strumento di vita e presenza che porta a Gesù, piuttosto che una folla che impedisce l’incontro con lui.
È difficile chiarire gli equivoci con gli amici, coi famigliari, con gli adulti e coi giovani, ma è necessario per vivere più pienamente. Così è necessario chiarirli con Dio e con la Chiesa, per non perdere delle straordinarie occasioni di vita che ci offrono. Prendiamoci questa opportunità: andiamo a fondo della nostra fede, dei nostri punti di vista su Dio e sulla Chiesa, attraverso il dialogo, l’approfondimento, la preghiera, la vita comunitaria, l’incontro con la Parola di Dio e con i Sacramenti e allora faremo esperienza di vita, di vita piena che sgorga da dentro.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea