“E” (Mc 12,33).
Il periodo che stiamo vivendo ci vede affrontare le diverse situazioni estremizzando le posizioni, dando significati così diversi ai fatti da assumere atteggiamenti tra loro distanti e spesso opposti. Sempre più spesso ci troviamo incapaci di dialogare, di comprenderci, di mettere al primo posto l’altro e il suo punto di vista, tanto più se in una situazione di debolezza.
Anche la Parola di Dio sembra oggi porre dinanzi a noi aspetti tra loro molto distanti: ascoltare e amare, amare Dio e amare il prossimo come se stessi, precetti e felicità, vita e morte, santità e umanità, purezza e debolezza,… Sono tutti aspetti della vita che riteniamo lontani l’uno dall’altro, quasi contrapposti, e che ci sembra di non riuscire a coniugare, a mettere insieme, a far coesistere, realtà così diverse da non potersi incontrare. Il Signore, però, ci dona tutte queste prospettive di vita unendole con un “e”, una semplice congiunzione che ci provoca a tenere insieme le polarità, ad accoglierle nella loro diversità e tensione come opportunità. Egli pone una “e” tra l’amore per lui e quello per il prossimo e in questa semplice congiunzione pone accanto tanti aspetti e dimensioni della vita, quasi a dirci che è proprio in questa tensione che possiamo vivere davvero, che è mettendo insieme, senza buttare via, una realtà rispetto all’altra che possiamo dare il meglio di noi agli altri e avvicinarci al Regno di Dio.
Dinanzi a Gesù che lo chiama all’amore, lo scriba del Vangelo sembra proprio essere d’accordo, ma questo non basta. Gesù, infatti, si complimenta con lui ma sottolinea che manca ancora qualcosa per essere dentro al Regno: non è lontano, ma non è dentro. Allo scriba manca di entrare, di lasciare tutto per seguire l’unico bene, per vivere l’amore che fa posto alla congiunzione “e”. Non basta aver capito: seguire il Signore passa per il muovere dei passi con lui, dietro a lui, sulla strada che lui percorre. Come lo scriba, neppure noi siamo lontani, probabilmente, dal Regno di Dio. Abbiamo capito che la vita nuova non passa per le polarizzazioni ma per l’amore che sa fare posto a Dio e al fratello senza inutili confusioni e malintesi. Ora però siamo chiamati ad obbedire, a prendere la via dell’ascolto sincero, a scegliere l’unica cosa necessaria, l’amore.
Anche questa è la strada che sono chiamati a percorrere i giovani ordinati diaconi per la nostra Chiesa in questa domenica. Il servizio che sono chiamati a donare è anche quello della “e”, certi che Cristo ha offerto se stesso, una volta per tutte, per l’unità (Eb 7,27).
– don Silvano, Casa Sant’Andrea