“Gesù ritornò in Galilea e venne a Nàzaret, dove era cresciuto” (Lc 4,14.16).
Le domeniche del tempo ordinario, ci portano quest’anno a percorrere l’itinerario di Gesù così come raccontato nel Vangelo secondo Luca: in questo modo ci accompagnano nel cammino della fede, che possiamo maturare guardando a Gesù, ai suoi passi, ai suoi atteggiamenti quotidiani. È una pagina importante quella di questa domenica: ci introduce all’intero racconto steso dall’evangelista Luca, ma ci fa anche scoprire, insieme ai compaesani di Gesù, la grande novità che ci ha raggiunti. Gesù è il compimento di ogni attesa di Israele e nostra: egli è il Messia, colui che è stato unto dallo Spirito per dare inizio a un tempo nuovo, un anno di grazia che non verrà mai chiuso.
Stupisce un passaggio all’inizio del ministero di Gesù. Attorno a lui c’è il popolo intero che attende la venuta del Messia e Gesù, invece che cominciare subito a percorrere le strade di Israele, fa ritorno a casa, passa per Nazaret, tra la gente che lo ha visto crescere e che lo conosce come il figlio del falegname. Attorno a Gesù c’è l’umanità intera che attende la novità della liberazione e lui, piuttosto che partire e mettersi in viaggio per raggiungere il mondo intero torna a casa e lì annuncia il Vangelo alla sua gente. Proprio a loro dona le primizie dell’anno di grazia a cui ha dato inizio. Il suo ritorno a Nazaret è sicuramente motivato dagli affetti, dalla sua familiarità con una comunità, con tanti ricordi e relazioni intessute in giovane età, fatte di giochi, “scuola”, amicizie, simpatia per qualche bella ragazza, assieme, magari, a qualche difficoltà, incomprensione, conflitto… Ma accanto a questo, c’è probabilmente anche un significato più profondo, una scelta consapevole. Gesù viene a dirci che ogni missione, anche per lui che è il Figlio di Dio, è profondamente radicata nella propria storia, ha a che fare con le persone che appartengono al proprio percorso di vita, con le vicende piccole e grandi che hanno segnato il proprio cammino. La chiamata di Dio non è estranea alla vita di Gesù, ma si intreccia profondamente con essa: Gesù è Dio che si è incarnato e la sua missione passa per la sua carne, per la sua concreta realtà, fatta anche di trent’anni passati con la sua famiglia, la sua gente, la sua comunità, all’interno di una casa ben precisa, frequentando quella sinagoga, passando per quelle strade e abitando tra quelle colline e non altre.
In Gesù, anche noi abbiamo una missione: come su di lui, anche su di noi è sceso lo Spirito che ci ha inviati ad essere “cittadini del mondo”, testimoni di Gesù, costruttori di un’umanità nuova. Sentiamo tante resistenze a vivere la Parola e ad uscire, ad addentrarci nella vita da credenti. Non sappiamo bene come fare, come siamo chiamati a ad andare, quale sia la strada da percorrere, il progetto di vita in cui sporcarci le mani. La Parola di oggi viene a dirci che per collaborare all’esplosione di amore che il Signore vuole portare, dobbiamo anche noi passare per casa, metterci lì in ascolto della sua volontà e lì cominciare la vita nuova. Ci chiama a percorrere la via della concretezza, dei legami, dell’incarnazione, dentro quella storia che abbiamo ricevuto e non fuori da essa, facendo i conti con quello che ci circonda, piuttosto che scappare via. Ci dice con forza che per andare avanti dobbiamo anche tornare indietro, rafforzare le radici della nostra fede, della nostra umanità, abitare la nostra storia, i nostri affetti, il nostro passato, e magari prendere in mano eventuali conflitti aperti e passaggi irrisolti, certi che anche lì ci sono delle parole di Dio da leggere, comprendere e accogliere. Scoprire e vivere la propria vocazione, parte da cose molto semplici, nella certezza che Dio ha sempre abitato i nostri giorni e ha già lasciato traccia di sé e del progetto che ha per noi. Se avremo pazienza e staremo in ascolto, avvertiremo nascere dentro di noi la forza del Vangelo, una forza che farà sentire anche l’urgenza di andare, di metterci in cammino, di uscire verso il mondo.
Le prime parole del Vangelo di questa domenica, sono proprio l’inizio, le prime righe del vangelo scritto da Luca. Nell’iniziare la sua opera, egli manifesta il proposito di voler scrivere un’opera che raccolga un resoconto ordinato di quanto accaduto circa Gesù, le sue parole, i suoi gesti. Quel suo scrivere un Vangelo, oggi, può diventare per noi la proposta di un esercizio concreto da fare a casa. Anche noi possiamo mettere mano a carta e penna e soprattutto ai nostri ricordi, alla nostra storia… per scrivere, facendo un resoconto ordinato, quei fatti di Vangelo che abbiamo vissuto in casa nostra, quel Vangelo che noi riusciamo a vivere e ad annunciare nella nostra Nazaret e che sta come fondamenta per la nostra fede e la nostra missione. Possiamo anche cogliere l’occasione di scrivere per ritornare con la mente e con il cuore a quei passaggi della nostra vita di casa che ancora sono irrisolti e che chiedono dei passi di riconciliazione, così da permettere al Signore di lanciare la nostra vita verso quella missione che lui ha scritto in noi da sempre. Torniamo a casa e, come Gesù, ripartiamo lì per annunciare anche altrove.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea