Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia
Dentro un contesto tremendo, carico di violenza, sopruso e malvagità – come raccontato nella prima lettura – accade un evento piccolo ma bello, significativo, carico di promessa: viene alla luce un bambino (Ap 12,5). Scopriamo così la presenza fedele di Dio che, come ci svela l’ultimo libro della Bibbia, non smette mai di agire, di accompagnare, sostenere, generare vita nel mondo per il bene dell’umanità. Nasce un bambino da una donna fedele, una vergine, che viene portato in cielo in attesa di germogliare come frutto maturo di salvezza per tutti. Scopriamo così che la storia non è nelle mani del maligno ma di Dio, sebbene i nostri occhi fatichino a riconoscerlo, ad accorgersene e i nostri cuori talvolta sperimentino la sfiducia, la paura, la poca speranza, la morte.
Alla nascita di quel bambino la madre trova rifugio dal male orribile che la circonda nel deserto. Ci si aspetterebbe che il libro annunciasse il giorno in cui lei esce dal deserto insieme al figlio o viene liberata da lui e invece il testo aggiunge che già da quel momento il suo figlio diventa Signore: egli non esercita la sua potenza alla maniera del mondo, con la forza e la paura ma nel nascondimento, dal suo luogo santo. Una volta che il bambino e la madre sono al sicuro una voce dal cielo annuncia: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo» (Ap 12,10). Come non vedere in questi fatti una novità rispetto al modo umano di pensare e agire? Come non vedervi la forza dell’amore di Cristo Risorto che saluto al cielo continua ad amarci? Come non vedervi la fedele presenza di Maria accanto a noi che in tante occasioni la invochiamo? Come non riscoprirvi il senso di tanto amore vissuto nel nascondimento della vita feriale di tante famiglie e comunità, di tanti preti e consacrati, monaci e monache, missionari…?! Nell’amore nascosto vi è una forza che raggiunge il mondo e vince il maligno.
Il cammino del credente è simile a quello di questo bambino e sua madre, un camminare verso un amore fecondo aldilà delle maniere umane. Non fugge dal mondo ma cammina verso il cielo, verso il rifugio preparato da Dio, sapendo che li potrà vivere l’amore più grande e fecondo. “Prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15,23) insieme a Maria, la prima discepola, la prima credente, la prima accanto al Risorto in anima e corpo.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea