“I discepoli gioirono al vedere il Signore” (Gv 20,20)
Non mi lascia per niente indifferente la gioia dei discepoli al vedere Gesù risorto. È una gioia contagiosa, che mi fa tirare un sospiro di sollievo e porta pace dentro di me. Come vorrei trovare la gioia, trovarla nelle persone che trovo, nella comunità dei credenti, nella società. La vita delle persone che incontro è spesso appesantita da fatiche, da paure per il domani, da sofferenze fisiche e interiori. L’umanità intera sembra costantemente imbrigliata nei conflitti e nelle ingiustizie.
La frase “gioirono al vedere il Signore” mi dice che la gioia è possibile e può arrivare dall’incontro con il Signore Gesù.
Il racconto pasquale, anzitutto, mi annuncia che essa è un dono, un regalo. I discepoli non sperimentano la gioia semplicemente stando tra loro, facendo corpo di fronte al dolore per la perdita del Maestro, evitando la persecuzione dei giudei, ma grazie all’intraprendenza del Signore, al suo andare loro incontro. È la sua presenza che viene da fuori a far scaturire nel cuore dei discepoli la felicità.
Il Vangelo, poi, annuncia che la gioia dei discepoli è data dalla visione del Risorto, una persona in carne e ossa, vera, concreta. Non bastano le rassicurazioni che si danno i discepoli a renderli felici: solo la presenza viva del Signore li apre alla vera gioia. Solo degli occhi disponibili a vedere Gesù permettono al cuore di gioire.
Basta questo a confermare che la gioia è possibile, ma anche a farci prendere coscienza che se non la troviamo probabilmente è perché la cerchiamo in modo sbagliato. Spesso siamo concentrati su noi stessi, credendo di poter risolvere tutto, di trovare nella chiusura la chiave per affrontare la vita. Altre volte cerchiamo la gioia e la soddisfazione nei nostri progetti, nelle cose che facciamo e realizziamo noi: stiamo ore e ore a rimuginare sui nostri problemi, cercando da soli le soluzioni alle cose che non vanno o tuffandoci nel fare, nel lavoro o nello svago vuoto e banale pensando venga da lì la nostra serenità. Oggi il Vangelo ci chiama a credere nella potenza del Signore e che la gioia vera viene da lui. Come si è fatto presente ai discepoli, così farà anche con noi. Come si è mostrato vivo a loro così farà anche con noi. Egli è il Dio fedele, capace di farci gioire di una gioia che nessuno potrà mai toglierci.
Cosa fare, allora? Semplicemente aspettare che il Signore si faccia vivo? Attendere che lui venga da noi? Potrà sembrare poca cosa, ma dentro alla semplice attesa c’è una parte di verità. Evitiamo di affogare nel fare, nella chiusura in noi stessi, nella paura e viviamo nella libertà che viene dalla fede nel Signore che è vivo e presente. Facciamo memoria degli incontri che già abbiamo avuto con il Signore e diamo credito a questi momenti, senza dimenticarli, senza sminuirli. Attendiamolo lì dove sappiamo che egli si fa presente, nella comunità che ascolta la Parola, prega e celebra l’Eucaristia, nei gesti di carità, nella testimonianza coraggiosa della fede. Coltiviamo la serena attesa che egli verrà ancora nella nostra vita, come una sorpresa inaspettata che riempirà il cuore.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea