“Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e il vino” (1Cor 11,23.25)
Di domenica in domenica, il Signore Risorto ci chiama a raccoglierci insieme tra di noi e lasciarci sorprendere dalla sua venuta. È questo il dono che lui fa alla nostra obbedienza alla sua Parola: ogni volta che facciamo, insieme agli apostoli, ciò che lui ci ha comandato nell’ultima cena, egli si fa presente nei segni poveri e carichi di grazia dell’assemblea radunata, dei suoi ministri, della Parola proclamata e del Pane e del Vino. In questo modo egli ha scelto di nutrire la nostra fede, di sostenere il nostro corpo, perché non veniamo meno nella fatica quotidiana e nel cammino verso la pienezza del suo Regno.
Stupiscono le parole a noi consegnate dai Vangeli e da San Paolo nella seconda lettura di oggi: Gesù, il Signore, annuncia la sua Pasqua di morte e risurrezione spezzando del pane e dando da bere del vino. Nel momento tragico dell’avvicinarsi della sua passione, egli non si chiude nella paura, non scappa dalla sua ora, non compie gesti per essere sicuro di essere ricordato, ma si prepara al dono e lo anticipa con una cena. Avrebbe potuto fare ben altro di fronte al tradimento, ma rimane fedele alla sua missione, preparandosi al dono di sé, indicando agli apostoli e a noi che la sola via per affrontare il rifiuto, la prova, il tradimento è quella del fare dono di sé, del farsi pane spezzato e vino versato, cibo e bevanda da consumare.
Ecco il dono che ci viene posto dinanzi in questa domenica e che ci fa uscire per le strade in processione, cantando e pregando, testimoniando anche ad altri la gioia della sua presenza. Celebrare il Corpo e il Sangue di Gesù, significa riconoscere la sua presenza di Risorto nei Santi Doni dell’Eucaristia, accogliere un dono carico di infinito amore nato dal suo cuore nel momento più tragico, custodire il segreto vero della vita che si realizza pienamente soltanto nel donarla senza sosta, tanto più quando avvertiamo le resistenze del rifiuto o della durezza del nostro cuore.
Donare: a volte ci sembra impossibile e fuori luogo. A volte pensiamo di non avere nulla da dare. Eppure, nessuno è così povero da non avere qualcosa da donare: tutti, anche la persona più debole o indigente, ha qualcosa da condividere con gli altri nell’amore, ha dei pani e dei pesci da mettere a disposizione di tutti. Così noi. Imparare a non trattenere quel tanto o poco che siamo e possediamo e condividerlo con gli altri, senza rifiuti o inutili preferenze verso qualcuno, è la strada che può realizzarci davvero e annunciare il Risorto con la nostra vita. Donare con gratitudine tutto ciò che siamo e abbiamo, con gratuità e larghezza, è il vero culto all’Eucaristia che siamo chiamati a coltivare, il frutto più autentico del fare memoria della Pasqua del Signore nel suo giorno.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea