“Imparate dalla pianta di fico” (Mt 13,28) – XXXIII domenica TO, anno B

“Imparate dalla pianta di fico” (Mt 13,28)

Nonostante la ricchezza di possibilità, per alcuni la vita assomiglia soltanto a un freddo inverno, povero di opportunità e di bene. Per alcuni è certamente avara di occasioni: certe zone del mondo, certe situazioni famigliari, economiche, sanitarie rendono la vita buona un miraggio. Altri, invece, semplicemente non si accorgono dei segni di primavera o estate che li circondano o non danno valore a quanto li circonda. Basti pensare che non tutti i poveri sono infelici e non tutti i ricchi sono contenti. L’inverno rigido e triste, talvolta, è soprattutto una percezione del cuore, il frutto di uno sguardo annebbiato o distorto.

La possibilità di poter assistere al germogliare della vita, come le foglie che spuntano in un tenero ramo di fico, non è un dono per pochi ma per tutti, per quanti hanno occhi capace di amare. I germogli crescono e l’occhio attento li sa vedere: l’occhio capace di osservazione e cura li sa gustare, proteggere, valorizzare. Lo sguardo del credente sa riconoscere i germogli di bene regalati dal Signore, i segni che indicano l’arrivo dei tempi nuovi carichi di frutti. Li sa anche proteggere. Non è semplicemente uno sguardo positivo, bensì sveglio, realista, ancorato alla speranza, capace di riconoscere l’agire fedele del Signore. Sente l’inverno ma si accorge anche dei germogli. Sente rompersi le zolle per l’aridità e il ghiaccio ma al sorgere del sole si accorge della foglia tenere spuntata sul ramo. Cristo ha questo sguardo: nei nostri confronti, anzitutto, nei confronti dell’umanità. Mi domando come certi profeti di sventura possano sentirsi i difensori della vera fede? Il Signore è Parola che porta salvezza e vita, che porta il Vangelo ed egli agisce sempre. Anche oggi.

Anche noi possiamo avere uno sguardo capace di riconoscere il germoglio di fico dentro al freddo inverno della nostra vita e di questo tempo. Questo sguardo chiede di sapersi fermare e posare sulle cose, sui fatti, sulle persone, tralasciando la fretta e la superficialità, carico di santa curiosità. Questo sguardo può lasciarsi accompagnare a cercare il senso delle cose, la loro origine, le loro potenzialità e i loro limiti, fino a percepire l’autore di tutto, il Signore di ogni cosa. Questo sguardo può darsi la possibilità di trovare delle occasioni non solo nei fatti grandiosi e potenti, nei numeri e nelle certezze ma anche nei particolari, nel limite, nelle fragilità, nell’inevidenza. Questo sguardo è chiamato a guardare la vita con gli occhi di Dio, che sono penetranti e capaci di andare in profondità ma sempre carichi di misericordia, di forza che incoraggia e sostiene, e così trovare nella storia quotidiana la via che porta a lui, il Vivente, la Parola che non passa.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea