“Io innalzo l’albero basso” – XI domenica del Tempo Ordinario, Anno B

“Io innalzo l’albero basso” (Ez 17,24).

Disorientano ma allo stesso tempo interpellano le parole di questa domenica. Dio si interessa di un germoglio posto sulla punta di un albero (Ez 17,22-24): Gesù presta attenzione a dei piccoli semi (Mc 4,26.31). Colui che è il Signore di tutto, Dio, mostra compassione vera per le piccole cose perlopiù insignificanti o scontate per l’umanità.

In quel germoglio, in quei semi, riconosciamo la vita di tanti uomini e donne della storia di ieri e di oggi, bambini innocenti lasciati ai margini, sfruttati, non amati ma anche giovani e adulti in balia della violenza e dell’odio, persone fragili lasciate sole, comunità perseguitate, popoli devastati dalla guerra, dalla malattia e dalla fame, piccole e grandi ingiustizie che soffocano le aspirazioni più profonde. E riconosciamo quello che la fede ci fa desiderare, quello che la fiducia nell’uomo ci fa aspettare e preparare: gli umili e i poveri che acquistano dignità, gli esuli che “abitano presso il Signore” (cf. 2Cor 5,8). Scopriamo il vero volto di Dio e di suo Figlio ma anche la dignità di ogni cosa creata: il Signore è grande ma nell’amore; ciò che è uscito dalle sue mani è fragile ma prezioso.

Ogni realtà, anche la più piccola e nascosta, sta a cuore al Signore. Egli, che è grande e sommo bene, porta ogni persona e ogni vicenda nel cuore e fa crescere la sua presenza nel mondo a partire anzitutto dai piccoli, dagli ultimi, dai disprezzati. Dio sceglie e trasforma il mondo, la Chiesa, ciascuno di noi prendendosi cura delle realtà che ai nostri occhi non sembrano importanti o addirittura appaiono insignificanti. Lui agisce nel mondo e lo fa proprio piantando dei germogli, gettando dei semi, pazientando in attesa della loro crescita. Getta semi piccoli e non evidenti, come il seme di senape. Il Signore agisce mettendo in movimento il bene, più che togliendo il male o portando a compimento il bene. Non cambia le situazioni a colpi di spugna ma avviando processi di cambiamento verso il bene possibile, come direbbe papa Francesco, seminando azioni, segni, gesti, che un po’ alla volta fanno maturare la coscienza delle persone, della Chiesa e del mondo.

La Parola di questa domenica apre il cuore alla speranza ma lo chiama anche a un cambiamento. Possiamo sperare perché Dio ci sta accompagnando ma non possiamo rimanere come siamo, con il nostro sguardo attento ai grandi della storia e ai grandi cambiamenti piuttosto che a ciascuna persona e soprattutto alle più piccole, con la pretesa che il mondo cambi dagli altri e dalle grandi strutture piuttosto che da nostro cuore. Il Signore sta agendo per il bene della storia e della Chiesa, per la crescita del suo Regno e lo fa nelle piccole cose: ripartiamo anche noi da lì. Sostiamo sulle realtà minime, prendiamocene cura con il cuore, sebbene non siano appariscenti e non sembrino capaci di trasformare il mondo. Amiamo ciò che ama il Signore e il mondo cambierà. Amiamo ogni realtà piccola e fragile e diamole tutto il valore profetico che le spetta. “Prendiamo ogni ramoscello presente sulla cima dei cedri e piantiamoli sopra un monte alto, imponente, sul monte alto d’Israele” (cf. Ez 17,22).

– don Silvano, Casa Sant’Andrea