“La parola di Dio scese su Giovanni” – Seconda domenica di Avvento – Anno C

“La parola di Dio scese su Giovanni” (Lc 3,2).

Al tempo del presidente degli USA Trump, mentre in Italia è presidente della Repubblica Mattarella e Primo Ministro Conte, Vescovo di Padova don Claudio ed è papa Francesco, in questa concreta domenica del 2018, noi ascoltiamo la Parola del Signore. Potrà sembrare fuori luogo questa cornice storica: in realtà viene a dirci che la Parola del Signore accade nell’oggi, che Dio abita la storia e fa storia con noi. I testi di questa domenica sono quelli proclamati nella seconda domenica del tempo di Avvento di tre anni fa, ma non sono gli stessi: siamo diversi noi da quell’occasione e diversa la comunità. In ogni caso, nello Spirito essa non è una parola ripetuta, ma una Parola che accade, che il Signore pronuncia considerando ciò di cui oggi ha bisogno la sua Chiesa, ciò di cui io e tu abbiamo necessità in questo momento della vita. Viene a dirci anche questo la cornice del Vangelo di questa domenica. La serie di nomi di protagonisti importanti della storia con cui inizia il brano e l’indicazione precisa del periodo storico, non sono dei particolari superflui, ma un modo per dirci che la Parola è venuta su Giovanni ed è scesa su di lui in un momento ben preciso, in un tempo particolare della storia. La Parola, infatti, non è un dono generico dato una volta per tutte a tutti, ma un dono sempre personale che il Signore fa scendere su di noi. Il Signore parla, cerca il dialogo con l’umanità e con noi sempre: non ha parlato e cercato il dialogo una volta sola lungo nel tempo, ma sempre egli è Parola pronunciata che cerca il nostro orecchio e il nostro cuore per vivere una relazione, per coltivare un amore, per condividere un progetto.

Nel tempo di Giovanni c’erano tante parole attorno a lui, uomini potenti parlavano e pronunciavano parole che avevano conseguenze sulla vita degli altri: avevano un peso politico le parole di Tiberio Cesare, avevano un peso di vita e di morte le parole dei tetrarchi, avevano una parola di luce o di tenebra i sommi sacerdoti Anna e Caifa, ma solo una parola ebbe presa su Giovanni: nessun’altra afferrò il cuore di quest’uomo e gli fece cambiare vita, facendolo uscire dal deserto, luogo in cui abitava. Solo la Parola del Signore smosse radicalmente i suoi passi, diede una svolta alla sua vita e la realizzò, portandola a compimento. Così oggi: attorno a noi vengono pronunciate e sentiamo moltissime parole. Attraverso i social, la tv, i giornali,… le persone parlano: uomini e donne potenti a livello politico e religioso, ma anche persone semplici che cercando di fare strada al loro pensiero. Come non mai, oggi sentiamo pronunciare parole e molte arrivano a noi con la pretese di determinare la nostra vita: tanti, di coloro che parlano, pensano di dire parole necessarie, importanti, vitali per la vita, o comunque credono di vincere su di noi con la forza della parola. Come Giovanni, anche noi siamo chiamati a dare ascolto alla Parola necessaria, a quella che serve, vuole e può realizzarci pienamente, che ha la forza di imprimere una svolta al nostro cammino. A noi la possibilità di comprenderla, distinguerla, ascoltarla, accoglierla. A noi di dare valore a ciò che è Parola necessaria.

Da quanto ascoltiamo in questa domenica, c’è un criterio che, accanto ad altri, può aiutarci a distinguere fra tante la parola che pronuncia il Signore: le parole di Dio aprono sempre nuovi orizzonti. La Parola non viene per chiuderci in noi stessi, offrirci un tornaconto, ma per farci andare incontro agli altri, incontro a tutti: ci indica delle strade da percorrere, affinché tutti la possano ascoltare, tutti possano incontrare il Signore. È un criterio che troviamo nel Vangelo di questo giorno. Giovanni riprende le parole di Isaia che annunciavano il ritorno degli esiliati e ci fa comprendere come la conversione sia qui, nel preparare la strada del ritorno, la strada dove le persone possano incontrarsi e camminare insieme senza ostacoli, così da sperimentare la comunione, nell’incontro tra fratelli e con Dio. Tante delle parole pronunciate oggi, hanno di mira il potere, pretendono di comandare sulla coscienza e determinare le scelte degli altri. Non così la Parola del Signore, che apre alla libertà e alla libertà dell’incontro, oltre la paura di perdersi.

Il Signore ci parla, oggi e pronuncia una parola per noi. Tra le tante parole che sentiamo, qual è la sua? Quali parole siamo chiamati a lasciar cadere e quali ad ascoltare? Quali parole ci orientano verso il Signore e verso gli altri e quali, invece, ci inchiodano su noi stessi? Quali monti siamo chiamati ad abbassare e quali valli a colmare, affinché avvenga l’incontro con il Signore e con le altre persone?

– don Silvano, Casa Sant’Andrea