“La parola di Dio venne su Giovanni” (Lc 3,2).
Dio non è muto. Parla. Parla e le sue parole vengono ad appoggiarsi su di noi, non solo sugli orecchi ma su tutta la nostra persona, fino all’intimo. La sua parola viene su di noi, avviene in noi, cade sul nostro corpo e prende dimora nella nostra vita. Che Dio ci parli significa questo e molto di più. Lo comprendiamo dal verbo con cui Luca introduce la missione del Battista: “la parola di Dio venne su Giovanni” (Lc 3,2).
Non siamo sempre convinti che Dio parli, che la sua parola abiti la terra, che lui parli al mondo. Le fatiche personali e quelle di altri, i grandi drammi della vita e del mondo, ci fanno scivolare nella tristezza e nella paura, fino alla sfiducia nel Signore e nel suo interesse per noi. Quante volte vorremmo una sua parola e ci sembra di essere avvolti da un grande silenzio. Quante volte vorremmo si facesse sentire lì dove c’è dolore, sofferenza, ingiustizia. E lui tace. O almeno così ci sembra.
Il Vangelo di oggi sembra dirci che probabilmente non stiamo cercando nei posti giusti la parola di Dio. Il lungo elenco di persone famose fatto da Luca oltre a darci il contesto storico in cui Giovanni inizia la sua missione di profeta ben evidenzia che la parola di Dio non cade sui potenti dell’epoca o dentro ai palazzi del potere ma su un povero uomo che abita nel deserto. Ecco da chi e dove è necessario andare per riconoscerla. Parte da lì, il Signore. Dai poveri, nel deserto. Non che la sua parola non sia per tutti ma parte dagli ultimi per arrivare a tutti, dal deserto per arrivare fino alla città.
È forse questo il significato di quell’andare alle periferie che spesso papa Francesco ci indica. Andare nelle periferie della vita e del mondo per lasciarci evangelizzare. Non per evangelizzare noi gli altri ma per lasciare che altri evangelizzino noi, ci liberino e aprano alla vita vera. C’è un’investitura di parola carica di vita che il Signore vuole farci. Vuole che la sua parola ci prenda, ci afferri, avvenga in noi, ci liberi e ci apra alla gioia. Ma sceglie di arrivare a noi attraverso il Battista e chi è come lui, un umile figlio di Zaccaria. È dell’incontro con il Battista che abbiamo bisogno e di chi è come lui. Noi spesso cerchiamo altri: i forti, i benestanti, i contenti, quelli che sono nella confort zone. Perché non lasciarci incontrare anche da chi è povero – non solo di soldi – e abita il deserto – non tanto quello arido di acqua? Allora vedremo “la salvezza di Dio” (Lc 3,6).
– don Silvano, Casa Sant’Andrea