Sabato 3 aprile 2021. «Non è qui» (Mc 16,6).
«Non è qui», dice il giovane dall’interno del sepolcro a Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome. L’evangelista descriva con cura i gesti delle donne che vanno ad ungere il corpo morto di Gesù e tutto sembra dover procedere senza alcuna novità. Ma quel giovane interviene e cambia lo scorrere della scena: il sepolcro è vuoto, Gesù non è lì dentro, è risorto e cammina per le strade della Galilea.
L’arrivo alla tomba porta a queste care persone anzitutto una sorpresa. Come talvolta capita a noi hanno pensato a Gesù come uno di loro, in tutto e per tutto: che cosa ci si può aspettare da un morto deposto in una tomba se non di trovarlo ancora lì, anche dopo tre giorni? Quel morto però non c’è: il sepolcro è vuoto. Il Vangelo ci parla della loro paura alla vista del giovane ma chissà cos’altro avranno provato, spiazzate da questa novità.
Scopriamo così che vivere la fede vuol dire anzitutto fare i conti con delle novità, con le sorprese di Dio che non è mai banale, scontato, ripetitivo. Noi lo siamo a volte: siamo legati a vecchi schemi, a tradizioni e abitudini, lui invece è fedele, semplicemente fedele. «Non è qui»: quante volte nella vita e in quest’ultimo anno siamo stati sorpresi da novità inaspettate: forse abbiamo preso paura, forse siamo stati tentati di aspettare che le acque si calmassero per tornare a fare come sempre. Perché, invece, non affidarci alla fedeltà di Dio e imparare da lui una dedizione nuova, creativa?
«Vi precede in Galilea». Ecco ancora una sorpresa. Il corpo di Gesù non è semplicemente da un’altra parte ma è “risorto” e vivo in un luogo diverso dal sepolcro e le donne lo potranno incontrare se cambieranno destinazione, se lasceranno il sepolcro e faranno ancora strada. Credere o non credere a queste parole? Meglio credere alla morte, alle classiche certezze umane o aprirsi a una parola nuova e cambiare sguardo, riprendere il cammino?
Questo cambio profondo è necessario per incontrare il Signore ed è proposto anche a noi. Ci è chiesto di guardare alla vita con occhi nuovi e di cambiare direzione al nostro cammino, di smetterla di andare verso i sepolcri, per andare lì dove il Signore ci precede, verso la vita. Il tempo che viviamo è quello più opportuno per questo cambiamento. Ci ritroviamo ripiegati su di noi e tanto appesantiti e tristi, come se la vita ora fosse solo un andare verso la morte: diciamo che è colpa del Covid – ed è un pericolo da affrontare con serietà – ma è altrettanto vero che lo usiamo come scusa per giustificare tante indolenze, tante tiepidezze spirituali, tante chiusure verso gli altri, tante sfiducie. Perché non alzare lo sguardo verso altro che nel frattempo continua a interpellarci? C’è la pandemia ma ci sono anche delle persone bisognose, delle persone che ormai sono diventate invisibili, dei figli a cui consegnare la fede, un territorio di cui prenderci cura, una comunità con cui vivere la fede, del bello da accogliere, un Vangelo da vivere e da annunciare.
«Dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea”». Queste parole mi fanno venire in mente un proverbio africano: “Se non sai dove andare, torna al punto di partenza”. Il giovane del Vangelo sembra dire questo ai discepoli di Gesù. Il loro smarrimento li chiama a una ripartenza, a un ritorno lì dove tutto era cominciato, lì dove il Maestro li aveva coinvolti ed entusiasmati. Anche noi siamo smarriti a volte: lo sono tanti che hanno perso i loro cari in quest’ultimo anno, lo sono tante persone ammalate e di Covid e di altro, tanti genitori che non hanno più un lavoro, tanti giovani che non sanno come orientare la loro vita. Ed ecco la risposta che il Signore dona oggi al nostro vagare. Siamo chiamati a tornare ai nostri inizi della fede, al luogo e alle esperienze che hanno dato inizio al nostro amore per il Signore: egli ci chiama a tornare al punto di partenza per ricominciare una storia di amore e di cammino insieme, per farlo con le idee più chiare, facendo posto a un Signore nuovo, vivo in maniera diversa, Risorto. Anche Pietro se vorrà potrà riprendere il cammino, anche lui che nel Vangelo secondo Marco non fa per niente una bella figura e che a un certo punto in poi si allontana dal Maestro. Per tutti vi è la possibilità di ricominciare, nell’unica certezza della vita che è la fedeltà del Signore.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea