«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» – Sesta domenica di Pasqua, anno B

«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16).

«Sei arrivato inatteso ma una volta scoperto che ero incinta ho deciso di averti comunque. Tu eri una sorte di incidente». Parole e atteggiamenti come questi, probabilmente non fanno sentire una persona come “scelta” e benvenuta in questo mondo. Se poi l’atteggiamento di contorno è fatto di poco interesse e poca fiducia, allora quel figlio crescerà anche con una profonda sofferenza dentro al cuore, sommerso da voci che dicono: «Io non sono niente di speciale, sono appena una persona fra milioni di persone; la mia vita è solo una bocca in più da nutrire, i miei bisogni sono soltanto un problema da risolvere». Anche oggi ci sono figli che non si sentono accettati in questo mondo, giovani e adulti che si portano dentro una profonda incertezza e tristezza, un sentirsi poco amati, non meritevoli di esserci.

In mezzo a questa realtà estremamente dolorosa è necessario il coraggio di riconoscere la verità che siamo scelti da Dio, anche quando il nostro mondo non ci sceglie. Finché permettiamo agli altri – genitori, insegnanti, amici, innamorati – di decidere se siamo scelti o no, ci troveremo stretti in maglie soffocanti, accettati o rifiutati a seconda dei calcoli di utilità e di controllo. Raggiungere questa certezza interiore è un compito impegnativo, un lavoro che dura tutta la vita: a volte ritorna, soprattutto quando si è più deboli, la voce che vorrebbe spingerci nell’oscurità del dubbio, della poca stima, del rifiuto di noi stessi e per alcuni anche della depressione.

Ma la vita non può essere stretta dentro queste maglie così intriganti: c’è la possibilità di una vita in cui il respiro può essere più ampio, più profondo. Questa vita è possibile se dentro al cuore si radica la verità che il Signore ci sceglie, ci ha scelti sin dall’eternità, guardandoci nella nostra unicità e irripetibilità e proprio perché fatti così ci ha “messi da parte”, ci ha “presi”. Ha scelto ogni creatura, di ogni razza e cultura e ha dato volutamente ad ogni persona il respiro, la vita. Ha scelto noi, per essere la Chiesa che racconta del suo amore, del suo essere morto e risorto per amore e del suo essere vivo ora tra noi, una Chiesa che porti dei frutti che rimangano.

La grande battaglia spirituale inizia – e non finisce mai – proprio con il riconoscere il nostro “essere scelti”, con il riconoscere nel profondo del cuore che la nostra preziosità, unicità e individualità non ci sono state date soltanto dalle persone che incontriamo ma anzitutto da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un amore che esiste da sempre e che durerà per sempre.

Affrontiamo, meglio se con serenità e pace, questa battaglia spirituale nella vita quotidiana, smascherando il mondo e cercando di vederlo com’è. Anche gli altri sono fragili creature come noi ma oltre i tratti esteriori portano la dignità dei figli e noi con loro. Ogni volta che ci sentiamo urtati, offesi o rifiutati, diciamo con forza che questi sentimenti non sono la verità e che la sola verità è che il Signore ci ha scelti. In questo tempo così particolare, dove spesso siamo sollecitati a isolarci, diamoci un sano colpo di reni per cercare persone e luoghi dove la nostra verità viene detta, dove ci viene ricordata la nostra più profonda identità, il nostro essere scelti: qualche amico, un gruppo, la comunità, la Chiesa. E celebriamo! Celebriamo il nostro “essere scelti” costantemente: diciamo “grazie” a Dio per avere scelto proprio noi ogni sera, ogni domenica; diciamo “grazie” a tutti coloro che ci ricordano che siamo scelti e diciamolo con parole, fiori, lettere, cartoline, una telefonata o un semplice gesto d’affetto, cose semplici ma che portano la nostra impronta. «Io ho scelto voi», dice il Signore. Questo ci basti. Ogni giorno.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea

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