“Perché mi cercavate?” – testimonianza di Matteo Belluco

Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse:
“Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”.
Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate?
Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.
Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
 (Lc 2,48-50)

 

La bellezza della consacrazione a Dio 

Quando Giuseppe e Maria ritrovano Gesù nel tempio sono stupiti. Sua madre lo rimprovera per la preoccupazione, e il vangelo dice addirittura l’angoscia, che ha fatto provare loro rimanendo – senza dire nulla – a Gerusalemme, mentre essi erano già ripartiti con il gruppo dei parenti e dei conoscenti per tornare a casa. Maria gli chiede il perché di questo gesto, ma Gesù rilancia, dando una risposta che essi non capiscono e che umanamente sembra quasi mancare loro di rispetto: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. 

In questo quadretto familiare parto dalla preoccupazione e dal non capire di questi poveri genitori, in cui rivedo un po’ la preoccupazione dei miei genitori quando ho detto loro che avrei partecipato al gruppo vocazionale diocesano. Sorpresi e disorientati hanno cominciato a chiedersi come fosse possibile una simile scelta inaspettata, di che cosa andavo in cerca, che cosa non mi avevano dato, che cosa stesse capitando nella mia vita, quale sarebbe stato il mio futuro… Il mio interrogarmi su quale fosse la volontà di Dio su di me era qualcosa che non rientrava nei loro schemi, in ciò che normalmente ci si aspetta da un figlio; così anche per i miei amici è stata una sorpresa che inizialmente li ha lasciati senza parole e che penso abbia suscitato in loro molte domande. 

Quando Maria dice “tuo padre e io ti cercavamo” si riferisce a Giuseppe; Gesù invece usando la parola “padre” si riferisce al Padre, a Dio. Egli dice che deve occuparsi delle cose del Padre suo. Già dodicenne egli afferma con forza l’importanza, e anzi l’assoluta necessità, di essere in rapporto con un Dio di cui egli ci rivela il volto di Padre. Questo rapporto lo accompagnerà per tutta la sua vita, che sarà un continuo ricercare e compiere la volontà del Padre. Nella quotidianità come nei momenti più importanti, anche in quelli più drammatici, egli si prende del tempo per stare da solo con il Padre, dialogare con lui, affidarsi a lui. 

È una necessità anche per noi quella di “occuparci delle cose del Padre”, o, letteralmente, di “essere nelle cose del Padre”, di esserci dentro con tutto noi stessi, di essere con la mente, il cuore e le forze dentro a quelli che sono i luoghi e le situazioni che lui abita, nel prenderci a cuore ciò che a lui sta a cuore, nell’aderire alla sua volontà. Questa necessità viene dallo scoprirci figli amati e inseriti in un progetto di amore che il Padre ha per noi e per l’umanità intera. 

Anch’io fin da piccolo ho sentito che la mia storia era accompagnata dal Signore, che in qualche modo lui stava facendo strada con me e che la mia felicità non avrebbe potuto prescindere dalla sua volontà. Questo l’ho avvertito molto prima di pensare che forse il Signore mi stava chiamando a seguirlo come prete; anzi, allora sognavo di diventare un insegnante di lettere e un buon organista, magari con una moglie e dei figli. Ad un certo punto però ho capito che forse ciò che stavo programmando così bene non era ciò che il Signore voleva da me, che forse lui mi stava chiamando da un’altra parte, anche se questo avrebbe scombinato i miei progetti. Ho sentito così il bisogno di prendermi del tempo per entrare un po’ di più “nelle cose del Padre”, per stare con lui e cercare quale fosse la sua volontà per la mia vita. Dopo un anno di gruppo vocazionale e due anni a Casa Sant’Andrea non sono che all’inizio di questo cammino di scoperta, ma posso già dire che Dio sta davvero compiendo meraviglie nella mia vita, facendomi superare paure e chiusure, e ridonandomi moltiplicato ciò che pensavo di perdere. 

Questo cammino di ricerca della volontà del Padre non è però solo “una cosa da preti o suore”, ma è il cammino che ciascuno di noi è chiamato a compiere da figlio, per poter realizzare pienamente la propria vita. Certamente questo porta a scelte concrete e definitive come può essere quella di sposarsi, di diventare prete, frate o suora, o di spendersi a tempo pieno nell’impegno sociale; tuttavia non è mai un cammino fatto una volta per tutte, perché costantemente Dio si rivela a noi nelle persone che incontriamo e nelle situazioni che viviamo, chiamandoci a realizzare nella nostra quotidianità un pezzetto del suo regno. Sta a noi farci attenti per poter cogliere quale sia la sua volontà che qui e ora ci sta chiedendo di compiere, nella fiducia che sempre, con uno sguardo di Padre, egli ci accompagna e ci guida. 

– Matteo Belluco