“Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole”. (Esodo 17,11-12)
Quante mani ogni giorno si alzano al cielo in preghiera, portando al Padre tanti figli che vivono una battaglia spirituale per coltivare e custodire la salute, la giustizia, la pace, la fede. Sono mani di monache e monaci che dedicano gran parte del giorno al lavoro e alla preghiera, ma anche mani di consacrati, preti e laici che pregano i Salmi al mattino e alla sera oppure mani semplici e anziane di chi sgrana il Rosario portando nel cuore tante necessità. Sono mani di bambini che in Siria chiedono acqua da bere, mani di persone che da dietro le sbarre chiedono dignità, mani di innocente che domandano giustizia. Il Signore guarda con stupore tutte queste mani di cui conosce le attese: guarda con gioia quanti vanno oltre a sé stessi e si prendono a cuore gli altri; sente con profonda e intima misericordia le necessità degli ultimi. Queste mani sono quelle di Mosé che ancor oggi si rivolge a Dio con fiducia e tenacia. A queste mani possono aggiungersi anche le mie: non piegheranno il cuore di Dio, ma lavoreranno il mio, rendendolo sempre più simile a quello di Cristo, il Figlio che è sempre in comunione con il Padre e con i fratelli. – don Silvano, Casa Sant’Andrea