“A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno” (Mt 25,15).
Gesù ci racconta in questa domenica una parabola usando l’immagine del talento, un’unità di valore che era in circolazione al suo tempo in Grecia e in Palestina. Si tratta di una “moneta” di grandissimo valore: circa 6000 denari e un denaro equivaleva allo stipendio di un giorno di lavoro!
Noi, nel linguaggio comune, chiamiamo “talenti” le doti umane, le capacità personali, ad esempio l’intelligenza, ossia l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività. Per Gesù, tuttavia, il riferimento è un altro. Nella parabola i talenti sono le occasioni che la provvidenza di Dio ci offre, le responsabilità che la vita ci chiede, i compiti che ci vengono affidati, le chiamate che la Parola ci rivolge. Di talenti come questi ne riceviamo molti e quotidianamente, come singole persone e come comunità credente: sono davvero tante le chiamate che la vita ci rivolge e alcune hanno un valore enorme. Le sappiamo accogliere come occasioni oppure scaviamo una buca e ve le nascondiamo? Accettiamo di vivere allo scoperto oppure ci nascondiamo, pensando in questo modo di preservarci, di salvare noi stessi e il nostro futuro?
Per vivere e non vivacchiare, come diceva il beato Pier Giorgio Frassati, prima o poi ciascuno è chiamato a fare i conti con le proprie paure e ad affrontarle: la paura di sbagliare, la paura di non farcela, la paura del giudizio degli altri, la paura di soffrire e di “morire”. Fra tutte, però, ve n’è una che lo Spirito ci incoraggia ad affrontare con decisione ed è la paura di Dio: “Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra” dice uno dei protagonisti della parabola di Gesù (Mt 25,25). A un certo punto è necessario vivere davvero, liberare il cuore dall’angoscia, ma soprattutto rispondere a Dio che ci chiama a vivere in pienezza e per sempre. Lo Spirito grida in noi, dal giorno del Battesimo, la parola “Padre (Rm 8,15): ecco chi è Dio e colui che ci consegna i talenti perché li facciamo fruttificare; ecco chi ci consegna le occasioni per amare e per spendere noi stessi.
Lasciamo che il Vangelo entri nel nostro cuore, nei nostri pensieri, nella nostra memoria e vi porti luce e verità: lasciamoci evangelizzare nel profondo. Solo allora vivremo allo scoperto e saremo servi che investono i propri talenti, persone che vivono, comunità che si impegnano per il Regno di Dio. Entriamo in un rapporto di fiducia e di amore con Dio, come figli, e allora si sprigionerà dentro di noi un’energia nuova, il desiderio di amare, l’impegno per il bene, lo slancio al dono gratuito e generoso.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea