«Va’» (Gv 8,11).
C’è un intenso via vai nei testi di questa domenica. Se nella prima lettura tutto trasuda di gioia perché la strada del ritorno a casa ormai si è aperta e Israele può tornare dall’esilio, nella seconda lettura, Paolo parla addirittura di corsa verso una meta. Anche il Vangelo, tuttavia, non manca di movimento. Da una posizione bassa, vicina a terra, i nostri occhi insieme a quelli di Gesù vedono muoversi tanti piedi, sebbene non tutti alla stessa maniera. Ci sono i piedi di un gruppo di scribi e farisei e quelli di una donna che conducono davanti a Gesù, piedi e passi ben diversi: concitati, robusti ed energici quelli dei primi, trascinati e delicati, forse rovinati, quelli della donna. E ancora, poi, i piedi degli stessi uomini che se ne vanno uno dopo l’altro e infine quelli della donna che da sola riprende la strada.
Tanti piedi che si muovono ma non con movimenti uguali. Avvertiamo sofferenza dinanzi ai piedi della donna quando arriva davanti a Gesù e rammarico verso quelli degli scribi e dei farisei ma tanto piacere quando vediamo i piedi della donna riprendere il passo in libertà, forti della parola di Gesù. Gesù non è immobilizzato dalla smania di essere nel giusto e di poter giudicare gli altri, non mormora e non inchioda nessuno nel suo peccato ma libera e offre opportunità. È libero e liberante: «Va’ e non peccare più!». Sono parole che fanno pensare: non avanzano richieste ma semplicemente offrono rispetto, donano fiducia. Gesù non le chiede di seguirlo, di diventare sua discepola, soltanto di “non peccare più” (Gv 8,11) e poi la inoltra in un orizzonte aperto, in una strada di libertà. Anche per lei ora si spalanca la possibilità di una via santa come per l’antico Israele di ritorna dall’esilio: ora ha tra le mani una vita nuova tutta da spendere, la possibilità di andare, camminare, vivere. E i suoi passi vanno sereni per una strada che prima non c’era.
Anche i nostri passi e “i nostri andare” non sono tutti uguali. A volte sono leggeri, altre pesanti. A volte sono concitati e aggressivi, frettolosi e superficiali, altri pacati. In alcune occasioni andiamo di fretta, presi dal desiderio di incontrare e amare: altre ci indaffariamo per la fretta di compiere il male, di mettere alle strette qualcuno con i nostri tremendi giudizi, di farla pagare, di incastrare il fratello. Le nostre storie danno un peso diverso ai nostri piedi. Come per la donna del Vangelo, però, anche per noi c’è una strada di libertà da percorrere: è la strada toccata dalla grazia che perdona, una vita libera dall’ingombro e dal peso del male, un’esistenza intrisa di generosità e di dono. Dall’incontro con Gesù non nasce una vita facile: rimane l’impegno del vivere, la fatica del quotidiano, di scegliere, di amare ma in questo orizzonte, come ci ha ricordato Isaia nella prima lettura, egli apre strade nuove. Non chiude la strada a nessuno, il Signore, ma sempre, ogni volta che ci incontra, apre nuovi sentieri da percorrere. Non le chiude neppure per gli scribi e i farisei: anche loro hanno dinanzi la possibilità di un cammino nuovo.