«Va’ su di un monte che io ti indicherò» (Gn 22,2) – II domenica di Quaresima, anno B

«Va’ su di un monte che io ti indicherò» (Gn 22,2)

La Parola di Dio in questa domenica ci fa compiere un cammino e salire su un monte, prima con Abramo nella prima lettura (Gn 22,1-18) e poi con Gesù nel Vangelo (Mc 9,2-10). La salita in un luogo alto è promessa, nella Scrittura, di un incontro con Dio che abita nei cieli e si fa incontrare in luoghi alti e isolati, in uno spazio più vicino a lui.

Già in questo particolare scopriamo un dono che ci è dato nel tempo della Quaresima che stiamo vivendo. È questa l’occasione per camminare verso il Signore, per andare verso di lui che si avvicina a noi e si fa incontrare. Sebbene molte esperienze della vita e di questo periodo sembrino farci intendere che Dio sta lontano da noi se non che sia addirittura assente dal mondo, questa Parola ci annuncia il suo interesse, la sua attenzione, la sua premura. Reale è che tra noi e lui a volte c’è un monte, una distanza, un dislivello e ci è chiesto un cammino. Tra noi e il Signore spesso si elevano i monti della paura, della sfiducia, della pigrizia del cuore, del peccato: a volte ci sorprende e si avvicina a noi nelle nostre pianure della quotidianità ma altre ci attende nella salita che dobbiamo affrontare con cuore semplice e leggero, pena un camminare ancora più difficile, ingombrato da troppo peso inutile. Chissà quali sono le nostre salite da affrontare, i nostri cammini da intraprendere in questo tempo per dare al Signore la possibilità di incontrarci, parlarci, confermare la nostra fede?! Chissà che cosa è bene che portiamo con noi lungo la strada e che cosa è necessario lasciare a valle.

E sul monte l’incontro, per quanto esperti di Dio, sarà sempre una sorpresa. L’incontro con Dio, per quanto ne abbiamo già vissuti, è sempre un dono inaspettato e misterioso.

Ce lo dice Gesù, il Figlio, che nel cammino verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua, sale su un monte e con sorpresa viene trasfigurato dalla presenza del Padre, diventa luminoso e conferma la fede dei discepoli impauriti dallo stile del Maestro che si è “intestardito” ad amare fino alla fine.

Ce lo dice Abramo che si aspetta da Dio la richiesta della vita del figlio avuto dopo tanta attesa e si ritrova a scoprire che lui ama la vita e non vuole assolutamente toglierla a nessuno: scopre che in lui Dio vuole benedire la vita di Isacco e dell’intera umanità, di tutte le generazioni, di tutti i popoli, anche nostra. Dio ama la vita e desidera la nostra fede, una relazione con lui che da la vita vera. Quella fede che Abramo esprime prendendo la decisione di sacrificare il figlio come avveniva tra i popoli vicini verso le divinità, sellando l’asino, preparando la legna, camminando per tre giorni verso il monte indicato con il cuore appesantito e in subbuglio.

Alle sorprese di Dio siamo chiamati ad aprirci anche noi se desideriamo incontrarlo e sperimentare che lui è il primo alleato della nostra vita. Non è vero che già sappiamo tutto di lui, che già sappiamo tutto di come andrà a finire questo tempo, la nostra vita, le sorti della Chiesa e del mondo: Dio è sorpresa e sempre supera in meglio ogni nostra aspettativa. Egli è sempre più in là rispetto ai nostri pensieri su di lui e sempre benedice la nostra esistenza, a partire da quella delle persone più in difficoltà o appesantite dalla vita.

Intraprendiamo il cammino verso il luogo indicato dal Signore per incontrarci. Lasciamoci attrarre dalla presenza del Signore e andiamo lì dove lui si fa incontrare, sul monte dei fratelli – soprattutto i più deboli –, della comunità, del servizio, della preghiera, della testimonianza, dell’ascolto di lui, Parola che da la vita.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea