Venite dietro a me – III Domenica T.O. (Anno A)

“Gesù andò ad abitare a Cafàrnao e disse: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini»”. (Mt 4, 13.19)

Gesù se ne va da Nazaret e si rifugia nella Galilea, probabilmente per non correre il rischio di essere messo in prigione come Giovanni, ma soprattutto perché sapeva bene per chi era venuto, ossia per la gente semplice che da tempo stava nelle tenebre. Non sceglie di andare a Gerusalemme, dove sarebbe stato più in vista, ma anche luogo che emergeva per l’importanza politica e religiosa, dove avrebbe un posto adeguato come Messia, ma nella Galilea, che non era certo una zona d’elite al suo tempo. Lì abitavano gente di razze diverse, di varie etnie… gente impura, perché tale era chi lavorava col pesce, con la conciatura delle pelli, col commercio… gente lontana dal Tempio che poco frequentava la sinagoga. Andando lì, in quei luoghi, tra quella gente rifiutata ed emarginata, Gesù precisa la direzione della sua vita terrena, del suo cammino: parte da lì, da quella gente semplice e su di loro cerca di fare breccia… perché anzitutto loro, i semplici della terra, magari dimenticati o sottovalutati, sono disposti ad accoglierlo.

Tra quelle persone, lì nella Galilea… oggi ci sono anche tanti altri semplici a cui il Signore si rivolge. Ancora lo stile di Gesù è quello, ossia di cercare e di andare proprio dalle persone semplici del mondo, dentro le favelas di questo nostro mondo. Da loro desidera andare e a loro desidera portare l’annuncio della novità del Vangelo per dare dignità oggi ai semplici della terra, alla nostra semplicità, alla nostra vita che non è sempre super… che talvolta ci fa sentire sporchi, impuri, lontani, poco di buono… Egli viene oggi anche tra noi per stare con noi più che con il re, i governatori romani, i sacerdoti, gli scribi… di Gerusalemme. Egli viene in mezzo a noi, rimane con noi e predica la nostra conversione, perché di noi vuol fare dei pescatori di uomini, dei collaboratori. Nessuno può sentirsi escluso: il Signore viene fra noi e dona dignità alla nostra vita semplice, talvolta nascosta, silenziosa… di persone che magari non hanno successo nella vita, non partecipano a tanti incontri teologici o di cultura ma che nella laboriosità dei giorni si danno da fare.

Gesù viene e ci sceglie… ma non ci lascia così come siamo: suo desiderio è dirci una Parola, Seguimi! Una parola grande, capace di metterci in moto, di smuoverci e di aiutarci a muovere i passi con lui, dietro di lui. La vita cristiana, è anche questo, metterci dietro al signore e camminare con lui. Lo dice a noi, così come siamo, come lo ha detto a Simone… che ha chiamato Pietro, un nome che non significa solo roccia… ma anche testa dura, dura come pietra! A noi, talvolta duri, gretti, ingarbugliati, contorti… teste dure, il Signore dice, Seguimi! E ci invita a fare qualche passo in più, non passi da gigante ma almeno i passi possibili… di una fede più aperta, più coinvolgente, disponibili anche ad uscire un poco dal nostro anonimato per condividere con gli altri non solo la messa domenicale ma anche la vita quotidiana.
Gesù che viene tra noi anche insegnandoci uno stile: nel dirci “Seguimi!”… infatti, ci chiede di seguirlo anche nei modi di fare e di scegliere. A noi che facilmente ci chiudiamo e non ci apriamo agli altri, a noi che fatichiamo ad essere aperti verso tutti, che escludiamo, che cerchiamo la gloria… egli chiede di ripartire dai semplici: talvolta è troppo difficile partire dagli ultimi… e ci sembra un’esperienza fatta solo per pochi (don Benzi si occupa delle prostitute, Madre Teresa si occupava dei poveri,…) non è così impossibile però prenderci cura di chi magari è penultimo, di chi fa parte oggi della Galilea, dei semplici che magari altri escludono: penso nell’ambito del lavoro… riuscire a tessere relazioni cordiali e rispettose con tutti, soprattutto con gli emigrati, o con chi ci sta sulle scatole,… riuscire per un imprenditore a far leva non solo sui più prestanti ma anche su chi può avere maturità, su chi ha esperienza… oppure su chi viene dal terzo mondo in cerca di lavoro… o su chi ha realmente bisogno… aprire le nostre case ai semplici del paese, gente onesta che magari è indesiderata perché di partito diverso, o con cultura diversa… Partire insomma, dalla gente semplice, così come il Signore fa con noi, così come lui ha fatto mentre era tra noi un tempo. Allora scopriremo la novità del Vangelo, un Vangelo che è capace di farci cambiare, di farci gustare la gioia anche se i nostri piani sembrano essere scombinati. Gli ultimi ci sono… e se ci sembrano troppo fuori portata ci sono i penultimi: l’importante è metterci in cammino e andare in Galilea.

 – don Silvano, Casa Sant’Andrea

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