“Viene il Figlio dell’uomo” (Lc 12, 40).
Capita, e non soltanto agli anziani, di confrontare i fatti di oggi con quelli di alcuni anni fa, di confrontare i giovani, le famiglie, lo stile di vita… di oggi con quelli di una volta e, spesso, la conclusione è che una volta era tutto molto meglio, che un tempo c’erano più valori e oggi sembra tutto in caduta libera.
Il modo di guardare alla vita da parte di Gesù, tuttavia, è diverso, quasi capovolto. Egli ci chiede di misurare tutto il nostro presente guardando verso il futuro. Per Gesù il meglio deve ancora venire e sta nel domani. Con il suo sguardo a 360° che raccoglie tutta la storia e tutto il tempo egli ci chiama così a camminare tenendo fisso lo sguardo sul futuro, verso quel giorno in cui ci sarà spalancata dinanzi l’eternità, un giorno a cui siamo chiamati ad essere sempre pronti. Egli che è risorto vive e per sempre apre dinanzi a noi l’orizzonte dell’eternità e ci propone di camminare verso di esso.
Ma come camminare, con quali atteggiamenti andare verso il futuro? Che cosa può renderci pronti all’eternità? Potrà sembrare un controsenso ma la Parola del Signore ci indica gli atteggiamenti giusti attingendo dai nostri antenati, dai nostri padri nella fede. Per aiutarci a camminare verso l’eternità ci mostra la testimonianza di alcune persone di una volta. E nel guardare al passato per dare slancio al nostro passo verso il futuro, Dio oggi ci chiede di fare nostri gli atteggiamenti della fede e della condivisione.
- Nella seconda lettura abbiamo ascoltato che animati da una grandissima fede i nostri padri sono riusciti ad affrontare esperienze impegnative, prove e sofferenze. Per fede Abramo e Sara hanno camminato verso una terra promessa e sono diventati padri di un nuovo popolo.
- Nella prima lettura, invece, ci è stato ricordato come nel tempo dell’esilio a Babilonia, tempo di dura schiavitù e dispersione, alcuni giusti si mantennero fedeli alla preghiera anche di nascosto e si imposero la legge di condividere tutto tra di loro, successi e pericoli.
Ed ecco allora cosa può esserci di aiuto per camminare nella vita protesi e coraggiosi verso il domani.
È inutile coltivare le nostalgie del passato, la tristezza per i tempi andati: val la pena, invece, dare credito al Signore, coltivare la fede in lui, ascoltare e vivere la sua parola e fare nostro uno stile di condivisione sincera. Ecco cosa ci fa camminare e ci fa raggiungere l’eternità. Apriamoci, poi, alla vera condivisione, facendo con gli altri credenti, con quelli più vicini, magari, il patto di condividere successi e pericoli, anche nel tempo della difficoltà. Allora sperimenteremo il futuro di Dio, che sarà pienezza di gioia, incontro con colui che non vede l’ora di averci a tavola per servirci. Diamo valore alle cose buone di ieri, ma per imparare le virtù delle persone buone che valgono per andare incontro al Signore che viene.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea