“Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).
A noi che talvolta ci sentiamo in balia del caso e del non senso, incerti e soli, viene dato oggi di scoprire che la nostra storia, fatta di innumerevoli particolari, è parte di qualcosa di grande e scelto da Dio. In questa domenica della Santissima Trinità i testi della Scrittura ci comunicano che un filo rosso accompagna la storia umana e che se abbiamo la pazienza di prenderlo in mano e di seguirlo possiamo conoscere Dio ma anche noi stessi.
Questo filo, anzitutto, nel Vangelo (Mt 28,16-20) ci fa scoprire coinvolti nella medesima missione di Gesù. Sul monte coi discepoli, nel giorno della sua salita al cielo, egli ci chiama ad immergere l’umanità intera in quella stessa esperienza in cui è immerso lui e in cui siamo stati immersi noi, la comunione di Dio, la sua compagnia di Padre, Figlio e Spirito Santo. Seguendo lo stesso filo, grazie alla seconda lettura (Rm 8,14-17), scopriamo che questa missione ci è possibile perché guidati dallo Spirito di Dio che abita in noi e ci apre a un rapporto con Dio come quello di Gesù, da figli ed eredi. Proseguendo nel raccogliere questo filo, con la prima lettura (Dt 4,32-34.39-40) scopriamo che questa missione resa possibile dallo Spirito è il grande desiderio che accompagna Dio sin dalle origini del mondo, sin da quando egli ha creato l’uomo e la donna: Dio, comunione di amore ha scelto di allargare la gioia della sua casa all’umanità intera, a noi e a tutti gli uomini e le donne della terra. Non siamo in balia del caso o del non senso ma uomini e donne voluti da Dio, scelti e accompagnati da lui lungo i sentieri del tempo, inviati nel mondo per condividere con tutti questa esperienza d’amore e sapienza di vita che apre i cuori alla speranza e alla testimonianza.
Dinanzi a questo filo rosso, che ci dona di scoprirci parte di un disegno d’amore, è impossibile rimanere indifferenti o distaccati. “Aver saputo” questa notizia, chiama a vivere altri due dei tre atteggiamenti consegnati da Mosé al popolo di Israele. Troviamo scritto nella prima lettura: «Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te» (Dt 4,39-40). “Sappi” dice Mosé e anche noi insieme al popolo abbiamo saputo che Dio è Trinità che ci chiama ad entrare nel suo amore. Ora avvertiamo che questa notizia ci è chiesto di “meditarla bene nel cuore”, di interiorizzarla, di entrarvi con la vita per poi “osservare tutto ciò che il Signore ci ha comandato” (cf. Mt 28,20), ossia renderla vita concreta e così vivere felici noi e rendere possibile la felicità anche per gli altri, per tutti i popoli. Il mistero della Trinità, d’altra parte, non è un insieme di verità astratte e distanti ma una realtà del mondo, la presenza che lo sostiene e lo accompagna, la verità per cui siamo fatti anche noi ed è nella relazione d’amore che la possiamo vivere e consegnare ad altri. Se questa è la verità del mondo, se questo è il centro di tutto, come rimanere disinteressati e tiepidi?
Abbiamo un filo rosso tra le mani, carico di storia vera, di amore, di innumerevoli vite che si sono lasciate coinvolgere da Dio nel suo disegno – Abramo, Mosé, i profeti, i discepoli, i santi – e sappiamo che questa è la bellezza della vita. Ora prendiamoci la gioia di meditare questa verità: guardiamola, gustiamola nel silenzio e nella preghiera, sino a quando non avremo riconosciuto che Dio ha parlato proprio a noi e proprio per noi ha steso la sua mano. E poi osserviamo i comandamenti del Signore di immergere altri in questa storia d’amore, insegnando tutto ciò che il Signore ci ha detto e che ci ha portato alla felicità piena.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea