“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo”. (Lc 17,15-16)
Dei dieci lebbrosi che Gesù ha guarito mentre andavano a presentarsi ai sacerdoti del Tempio, uno di loro, un samaritano, torna indietro a ringraziare il Maestro del dono ricevuto. Egli è davvero contento di essere guarito dalla sua tremenda malattia: urla la sua gioia, loda Dio a gran voce e ringrazia Gesù, perché la sua solitudine e la sua emarginazione sono finalmente finiti. Potremmo dare per scontata questa gratitudine, ma scontata non è, tanto che gli altri lebbrosi guariti non si comportano come lui. D’altra parte la gratitudine autentica nasce soltanto dal cuore di chi si riconosce limitato, bisognoso, creatura e sa stupirsi di tutto ciò che ha o riceve: il suo grazie, allora, è come un po’ d’acqua che trasborda da un bicchiere pieno di gioia, diventando parola e gesto di attenzione verso gli altri e il Signore. Solo chi riesce a dire grazie, però, diventa pienamente umano: solo chi sa ringraziare con verità è capace di scoprire nella Parola di Dio che chiama, un regalo eccezionale, il dono che libera da ogni lebbra.
– don Silvano, Casa Sant’Andrea