“Dal fico imparate” – XXXIII domenica del tempo ordinario, anno B

“Dal fico imparate” (Mc 13,28)

Numerosi pittori e artisti hanno cercato di raffigurare le pagine della Scrittura di questa domenica, basti pensare ai tanti Giudizi universali posti alle pareti delle chiese… con una grande figura del Cristo giudice che giunge dal cielo e attorno a lui cielo e terra che cadono. Attorno a Gesù che viene, spesso si ritrovano elementi che richiamano la catastrofe: giorno di ira e tribolazione il giorno del suo ritorno, giorno di cui aver paura, giorno tremendo.

Nessuno, invece, che abbia raffigurato, almeno che io sappia, la venuta di Gesù… con quell’immagine che lui stesso ha utilizzato dopo aver parlato della caduta del cielo e delle stelle, ossia l’immagine di un tenero ramo di fico e di un germoglio che spunta, promessa di un’estate. Eppure, anche queste sono parole del Vangelo, parole con cui Gesù ci annuncia la sua venuta alla fine dei tempi.

È più immediato, per noi, soffermarsi sulla catastrofe che non sulle promesse di bene: è più immediato soffermarsi sui grandi sconvolgimenti più che sui piccoli segni, nascosti, ordinari… che sembrano non importanti. È radicata l’immagine di un giudizio che sarà tremendo, un incontro che sarà dura verifica, che sarà violenza, paura. Un giudizio così simile a tanti nostri giudizi quotidiani.

Se noi pensiamo al giudizio, ci vengono in mente situazioni dure, sofferte, pesanti. I nostri giudizi bloccano, irrigidiscono, portano tristezza, spengono, feriscono: con le parole, con gli sguardi, con i gesti… chiudiamo gli altri o gli altri ci chiudono, ci fanno morire: “non sei capace di far nulla”, “sei sbagliato”, “non ti voglio nel mio giro”, “non sei dei nostri”,…

E così, la sensazione che abbiamo dentro, è che il giudizio del Signore… sarà simile ai nostri.

Ma è anche vero che nella nostra vita quotidiana… ci sono altri giudizi, che fanno del bene, che fanno vivere, che aiutano a camminare, che mettono nuova grinta nell’animo: “puoi farcela ancora”, “vai avanti”,… giudizi di chi affida nuovi incarichi, di chi dà nuove opportunità. Questi ultimi sono giudizi di amore, che aprono nuovi sentieri nella vita di una persona, che non la chiudono, non la fanno morire. Non è forse vero che, un gesto d’amore, un’attenzione… ci incoraggia a dare e, magari, se ci sorprende in un tempo di tristezza è capace di riaccenderci, di farci ritrovare l’entusiasmo per la vita?!

I giudizi di cui siamo capaci non sono solo giudizi tremendi, di morte: non sono solamente catastrofi nella vita di una persona. Sono anche occasioni di bene, amore che ci fa ripartire, estate che si spalanca davanti, con nuove opportunità, vita a più ampio respiro… Ecco: credo che i giudizi del Signore assomiglino più a questi ultimi, ai germogli di fico di cui lui parla in questa domenica.

Il suo ritorno sarà un’estate, una calda e serena estate, con occasioni di incontro, di rapporti nuovi: giorni in cui si starà fuori dal chiuso della vita stantia, nebbiosa e fredda dell’inverno; giorni in cui matureranno i frutti. Tempo di incontri, di natura accogliente, di cielo e terra che ci abbracceranno. Si starà bene.

Quel giorno sarà giorno di un giudizio, ma non un giudizio catastrofico, di morte, di dura prova.

Un giorno di giudizio, ma di amore e non di morte.

Nell’ascoltare questa pagina possiamo ritrovare la gioia, la speranza: il Signore viene, ma il suo venire non è una venuta crudele, in cui si aprono per noi giudizi di morte. Il giorno in cui verrà verremo giudicati dall’amore, amore che darà nuove possibilità a ciascuno di noi, che aprirà nuovi sentieri.

Nel frattempo, ci sono dei germogli di fico di cui accorgerci, su cui volgere i nostri occhi, con stupore e meraviglia. Segni che parlano di un amore fedele, continuo, semplice… di Dio. Segni del suo giudizio di amore, di un venire che fa del bene.

Quanti rapporti che ci fanno del bene, senza che ce ne accorgiamo, senza che ne siamo riconoscenti: gocce quotidiane di amore, giudizi ordinari che ci fanno vivere, che ci incoraggiano a dare il meglio di noi stessi.

E poi i Sacramenti, soprattutto il Sacramento del perdono, di quel perdono che rinnova e rinvigorisce, che apre nuovi sentieri, senza bloccare la strada. Sacramento che ci fa credere in un Dio che viene per amore, il cui giudizio è estate spalancata dinanzi a noi, presenza calda e solare di un Dio che ama.

È vero, il giorno del giudizio verrà. Cielo e terra saranno coinvolti e sarà un’esperienza a tinte forti. Ma tutto sarà coinvolto per una festa dell’universo che ci incoraggerà a riconoscere l’amore di Dio che ancora una volta si poserà su di noi. L’ennesima possibilità che avremo per scegliere Dio.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea