“Tutto è possibile a Dio!”. XXVIII domenica del tempo ordinario, anno B

“Tutto è possibile a Dio!” (Mc 10,27)

Una volta ascoltato il Vangelo di questa domenica non riesco a togliermi da davanti agli occhi il volto scuro e triste del tale – probabilmente il giovane di cui parla anche l’evangelista Matteo – che preferisce tralasciare la proposta di Gesù a lasciare tutto e seguirlo (Mc 10,22). Spiace davvero che non abbia seguito il Maestro e non abbia sperimentato la gioia. Possiamo ben immaginare che quel volto in seguito abbia ritrovato il sorriso. Siamo certi che il Signore non condanna nessuno dinanzi a un rifiuto delle sue proposte: una proposta è sempre tale e in ogni caso sarebbe un Signore dal cuore piccolo, troppo umano, se non continuasse ad accompagnare le persone che preferiscono strade diverse a quelle da lui indicate. Sta di fatto che tutti sentiamo un grande desiderio di gioia, di felicità autentica: vorremmo questo bene per noi, per il tale del Vangelo e per ogni persona che abbiamo accanto. Vorremmo la gioia per ogni giovane che incontriamo.

La gioia piena è uno dei doni che il Signore desidera condividere con noi. È il dono che il cuore sapiente trova ogni mattina fuori dalla porta del suo cuore. Proprio la sapienza, chiesta con sincerità, come nella prima lettura (Sap 7,7-11), è quel dono capace di aprire il cuore alla pienezza di vita. Il cuore saggio vive le fatiche di tutti e quelle proprie ma non si lascia turbare: sa di essere ancorato a qualcosa di ben più grande e solido, l’amore di Dio che è fedele. Il cuore sapiente sa cogliere lo spessore delle cose più vere, perché la loro luce, rispetto a tutte le altre, non tramonta: la luce di scettri, troni, gemme inestimabili, oro, argento… perfino quella della salute e della bellezza, verrà meno, ma non quella della sapienza. Il cuore sapiente avverte il sapore delle cose di Dio e se ne sa rallegrare; per esse si impegna e si spende, fa anche fatica, certo che nel coltivarle diventa se stesso, diventa creatura che ama e vive, realizzata pienamente.

Accogliere la sapienza non significa andare incontro a una passeggiata: essa spalanca alla gioia ma è pure tagliente, come la parola di Dio di cui ci parla la Lettera agli ebrei (4,12). “Una sola cosa ti manca” (Mc 10,21): non sono taglienti queste parole eppure non solo portano alla sapienza ma aprono le porte alla gioia vera. “Seguimi!” (Mc 10,21): altra parola tagliente, ma l’unica capace di portare alla pienezza della vita, quella vissuta nella comunione con il Maestro. Chiediamo a Maria, che in questi giorni invochiamo col titolo e la preghiera del Rosario, di insegnarci la sapienza che viene dall’ascolto fiducioso e senza pregiudizi di Dio e con lei sperimenteremo cose impossibili all’uomo ma non a Dio (Mc 10,27) e potremo essere contenti e cantare il nostro “Magnificat”.

– don Silvano, Casa Sant’Andrea