“A quel rumore, la folla si radunò” – Solennità di Pentecoste, anno B

“A quel rumore, la folla si radunò” (At 2,6).

Il rumore, secondo i nostri schemi, ha poco a che fare con la vita spirituale e la preghiera. Ci sembra fuori luogo e disturbante, annuncio di un caos che potrebbe degenerare. Per noi già immersi in tanta frenesia e confusione, la vita spirituale ha più a che fare con la calma e il silenzio. Oggi scopriamo, invece, che anche il rumore (At 2,6) può appartenere al mondo dello Spirito.

Nella prima lettura è il segno che dentro la casa dove si trovano i discepoli sta accadendo qualcosa di grande: indica la presenza dello Spirito di Dio che come fuoco e vento entra nella loro vita e la trasforma. Il rumore è oggi il segno di una nuova creazione, di una trasformazione che avviene ad opera dello Spirito di Dio. Non è il tutto della Pentecoste: passata questa irruzione che scompiglia nasce una comunità nuova in cui uomini e donne di lingue diverse si capiscono e scoprono il Vangelo. In ogni caso c’è anche il rumore: un passaggio iniziale ma reale; un effetto che, sebbene per noi inusuale, segnala un passaggio da accogliere con fiducia, certi che sta portando delle novità di bene.

Ci sono rumori e rumori. Ci sono rumori inutili e disturbanti che lasciano solo sfiducia, desolazione, distruzione, morte. E ci sono rumori che infastidiscono ma anche attirano e poi lasciano consolazione, slancio, creatività, impegno. Sono questi ultimi che indicano il passaggio dello Spirito. Se davvero è lo Spirito a passare dopo il rumore arriva anche una novità di bene dalle forme diverse. Quelli che noi chiamiamo sconvolgimenti, tragedie, fallimenti, quando vengono per opera dello Spirito non provocano il male e lasciano una realtà nuova e migliore. Se dopo il rumore si fanno spazio “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22), allora lo Spirito del Signore è passato e ha agito. Se invece dopo il rumore crescono “le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere” allora non è stato suo il passaggio (Gal 5,19-21).

Il rumore entra più volte nella nostra vita. Esplodono rumori in casa, nelle relazioni più intime ma anche in comunità, nella Chiesa tutta, nel mondo e noi spesso ci impauriamo, sentiamo tremare le gambe o traballare la vita e le sicurezze. Scoppiano rumori di guerra che chiedono tanta sapienza e prudenza ma anche altri che non è assolutamente detto siano segno di distruzione. La Pentecoste ci annuncia che potrebbero anche essere segno della presenza dello Spirito che vuole creare qualcosa di nuovo, che viene a destabilizzare non per il piacere di buttare all’aria una storia ma per renderla migliore, per farla maturare. Non buttiamo via ogni rumore ma diamogli attenzione, lasciamo che ci “raduni” come ha radunato fuori dalla casa dei discepoli la gente di Gerusalemme e cerchiamo di ascoltarlo, leggerlo, comprenderlo per capire dove il Signore vuole attirare la nostra attenzione, certi che lui costantemente fa nuove tutte le cose e le porta al loro compimento, a “tutta la verità” (Gv 16,13).

– don Silvano, Casa Sant’Andrea